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La real manifattura del corallo a Torre del Greco

A partire dalla metà del XV secolo le “coralline”, le tipiche barche per la pesca del corallo – torresi, siciliane, liguri, provenzali e catalane – gareggiano per la supremazia nel Mediterraneo. Nello stesso periodo l’oro rosso di origine animale entra come materiale decorativo d’incisione nell’arte figurativa delle corti europee, in particolare in quella del regno di Napoli e di Sicilia.

Nel Settecento nell’intensa attività di pesca del corallo si affermarono lentamente i marinai di Torre del Greco, cittadina posta lungo il Miglio d’Oro ai piedi del Vesuvio. Grazie, infatti, al periodo di pace instaurato nella seconda metà del Settecento in Europa, anche il Mezzogiorno borbonico di Carlo e Ferdinando di Borbone, investito da un generale rinnovamento ispirato ai principi illuministici, poté prosperare e instaurare accordi e scambi per favorire il commercio, sostenendo anche lo sviluppo della marina e delle arti manifatturiere.

Un tangibile risultato di questa politica di sviluppo fu il Codice corallino del 1790 redatto da Michele de Jorio su richiesta del Supremo Magistrato del Commercio. Il regolamento, che affondando le radici nei secoli di storia dei marinai torresi, ordinava in maniera sistematica le specifiche leggi per incoraggiare la navigazione e la pesca del corallo lungo le coste dell’Italia meridionale.

Due anni dopo l’approvazione del Codice viene istituita, per volere di Ferdinando IV di Borbone, la Real Compagnia del corallo, con l’intento della Corona di chiudere un circuito produttivo e avviare una Real Fabbrica a Torre del Greco per la lavorazione e commercializzazione dell’oro rosso, richiamando da ogni dove «quelle persone più proprie al lavoro di una mercanzia così preziosa».

All’inizio dell’Ottocento, con il diffondersi della moda del corallo in Europa, il giovane marsigliese Paul Barthèlemy Martin ottiene per dieci anni nel 1805 da re Ferdinando IV il diritto di privativa per avviare a Torre del Greco la prima Real Fabbrica di lavorazione del corallo con esenzione del dazio doganale, avviando poco dopo un secondo opificio al Real Albergo dei Poveri di Napoli.

L’attività di Martin, con l’incoraggiamento sia dei francesi nel decennio napoletano che della corte borbonica, ebbe così il merito di formare giovani artigiani, tra cui mogli e figli dei pescatori del corallo, che espansero l’arte corallina di Torre del Greco in tutto il mondo, grazie anche all’istituzione nel 1878 di una scuola pubblica dedicata alla formazione dei giovani orafi del corallo.

Tra i primi laboratori dediti alla lavorazione della manifattura del corallo è da annoverare quello della famiglia Ascione, già armatori di “coralline” con il capostipite Domenico. Nel 1855 il figlio, Giovanni, decide di dedicarsi all’arte corallina riuscendo con i suoi dieci figli a far conoscere il marchio familiare in tutto il mondo, tanto da diventare fornitori ufficiali prima dei Borbone e poi dei Savoia.

Dal 1902 Casa Ascione ha sede presso il medesimo edificio nel centro di Torre del Greco, ove ancora oggi si trova il laboratorio e nei cui suggestivi saloni, tra le antiche vetrine, si può ripercorrere la storia dell’azienda attraverso le sue più significative creazioni.

Nel 2001 la famiglia Ascione, inoltre, ha inaugurato presso la Galleria Umberto I di Napoli uno spazio museale, culturale ed espositivo con gioielli ed oggetti di arredo, documenti e disegni, che permette al visitatore un affascinante viaggio, attraverso l’evoluzione culturale e stilistica della raffinata arte della lavorazione del corallo, del cammeo ma anche della gioielleria e dell’oggettistica ad essi legate.

Con la recente mostra in corso dedicata a Giovanni Ascione (1915-1994), il Museo, infine, offre al pubblico, con un’esposizione curata da Caterina Ascione, il prezioso patrimonio di manufatti e gioielli storici, provenienti dai propri laboratori, ma anche di documenti, disegni, bozzetti, che testimonia del successo del Made in Italy basato su valori culturali unici e sedimentati, a volte anche inconsapevolmente, nella formazione di ciascuno di noi.

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