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Parchi e giardini reali tra ambiente, natura e storia

Alimentate il vostro amore per la natura, perché proprio questo è il vero modo per capire l’arte sempre di più

VINCENT VAN GOGH

In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente e della manifestazione italiana “Appuntamento in Giardino”, in programma il 7 e 8 giugno 2025, vi proponiamo un viaggio tra alcuni dei parchi e giardini più significativi della corte borbonica, esplorando il rapporto e il legame tra uomo e ambiente nel Regno delle Due Sicilie.

Tra il XVIII e il XIX secolo, parchi e giardini assunsero in tutta l’Europa un ruolo centrale non solo nella ridefinizione del paesaggio urbano e rurale, ma anche nella rappresentazione del potere monarchico e nella diffusione di nuovi modelli culturali ed estetici.

I sovrani borbonici, in particolare Carlo e Ferdinando IV con le rispettive regine consorti, promossero la realizzazione e l’ampliamento di vasti complessi verdi, come il Real Bosco di Capodimonte e di Portici e il Parco della Reggia di Caserta con il Giardino Inglese, ispirati ai canoni del giardino all’italiana e del giardino paesaggistico all’inglese.

I giardini storici, che ospitavano anche collezioni botaniche e architetture del verde, non erano soltanto luoghi di svago e contemplazione per l’aristocrazia, ma strumenti di legittimazione del potere dinastico, espressione di progresso, raffinatezza e apertura culturale, la cui gestione era affidata a valenti architetti, botanici e ingegneri.

In questo contesto, parchi e giardini non solo arricchirono la vita di corte e l’immagine dello Stato borbonico, ma contribuirono alla trasformazione della cultura urbana e del gusto europeo, lasciando un’eredità visibile ancora oggi.

Real Bosco di Capodimonte

Organizzato a partire dal 1738 come riserva di caccia annessa alla Reggia, si estende per circa 134 ettari e vanta tutt’oggi oltre 400 specie vegetali introdotte nell’arco di due secoli, come camelie e canfori asiatici, magnolie americane ed eucalipti australiani. Il Bosco di Capodimonte si estende su una vasta area verde popolata da grandi arbusti come il Canforo della Fruttiera Reale e il Cipresso di Montezuma, dichiarati alberi monumentali per il loro eccezionale valore naturalistico e culturale, equiparabili ai più importanti beni storici e artistici del Paese.

Situato sul versante nord del Real Bosco, il Giardino Torre, un angolo di tranquillità immerso nella natura, rappresenta l’ultima testimonianza produttiva del sito borbonico, celebre per la sua straordinaria bellezza botanica e storica. Al centro della Real Fruttiera si erge un maestoso Canforo e, intorno ad esso, si estende una collezione unica di oltre 600 piante, frutto di un recente intervento di recupero, tra cui aranci, mandarini, chinotti e bergamotti, insieme a frutti esotici molto amati dai Borbone, come ribes, ananas e lamponi.  

Real Bosco di Portici

Circondata da uno straordinario complesso botanico e paesaggistico, la Reggia di Portici sorge a cavallo della Strada Regia delle Calabrie con un’area boschiva che si estende per oltre 50 ettari dal porto del Granatello fino ai piedi del Vesuvio. Il Parco superiore, conosciuto come Parco Gussone dal nome del botanico che ne avviò una riforestazione, si estende per circa 36 ettari e presenta una grande varietà di alberi, arbusti, erbe e plantule, offrendo un habitat ideale per lo studio e la conservazione della biodiversità. Nel cuore del Parco, sorge l’Orto Botanico della Reggia di Portici, fondato nel 1872 per iniziativa di Nicola Antonio Pedicino. Sotto la sua direzione, il giardino fu trasformato da giardino di delizie in un luogo dedicato alla ricerca scientifica e alla didattica.

Parco Reale della Reggia di Caserta

Il Parco Reale della Reggia di Caserta nacque per volontà di re Carlo di Borbone e la regina Maria Amalia di Sassonia, su progetto di Luigi Vanvitelli. Oltre i viali alberati e le splendide fontane, il Parco era provvisto anche di un ingegnoso sistema idrico: Vanvitelli progettò una maestosa “via d’acqua” centrale che, oltre a rifornire l’intero complesso, creava un effetto prospettico simbolicamente orientato verso Napoli, lungo l’attuale Viale Carlo III. L’acqua arriva grazie alla costruzione dell’Acquedotto Carolino, che trasporta per 38 km l’acqua dalle sorgenti del Monte Taburno fino alla Reggia: un’opera ingegneristica che rappresentava anche un esempio di integrazione tra infrastruttura tecnica e paesaggio naturale.

All’interno del Parco si estende anche il Giardino Inglese, formando così nel suo insieme un complesso paesaggistico e armonioso. Il progetto del Giardino Inglese, realizzato per volontà di Maria Carolina, fu affidato al botanico John Andrew Graefer così da rendere possibile la creazione di un’area verde dal gusto romantico caratterizzata da rilievi, corsi d’acqua e finte rovine archeologiche ispirate agli scavi borbonici vesuviani. Al suo interno furono coltivate specie esotiche, provenienti da varie parti del mondo, alcune ancora oggi presenti. Qui, botanici e naturalisti trovavano un luogo ideale per l’osservazione scientifica e la catalogazione della biodiversità.

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