Fasci di fuoco si slanciavano dal cratere e si succedevano rapidamente, gettando da tutte le parti pietre infuocate che cadevano con fracasso
ELIZABETH VIGÉE LE BRUN
Dal 2016, ogni 19 luglio si celebra il Palace Day, un’iniziativa nata per riunire residenze reali, istituzioni culturali e politiche, e persone da ogni parte del mondo con l’obiettivo di diffondere e valorizzare il patrimonio culturale europeo in maniera innovativa.
In occasione della decima edizione del Palace Day, a cinquant’anni dall’International Women’s Year, Siti Reali in collaborazione con l’Archivio di Stato di Caserta dà voce a tre intellettuali e viaggiatrici anticonformiste che hanno lasciato un’impronta nel corso del XVIII secolo attraverso il proprio estro artistico: Cecilia Stazzone De Gregorio, Clara Spinelli di Belmonte Pignatelli ed Elizabeth Vigée Le Brun sono esempi vividi di un’intraprendenza fuori dal comune, donne che hanno saputo sfidare le convenzioni del loro tempo.
Clara Spinelli di Belmonte Pignatelli
Clara Spinelli (1744 –1823), principessa di Belmonte, fu una figura affascinante e fuori dagli schemi nella corte borbonica del tardo ‘700. Fu una donna colta e un’apprezzata pittrice di talento, come dimostra un piccolo disegno a pastelli su carta, firmato e datato “Clara Spinelli 1783”: l’opera raffigura un Cupido ispirato a un dipinto eseguito da Kaufmann, pittrice ufficiale della regina Maria Carolina d’Asburgo, che lo menziona nelle sue Memorie di pitture.
Clara strinse un forte legame con la sovrana, che ne apprezzava la vivace compagnia, e coltivò relazioni influenti anche al di fuori della sfera artistica. Nonostante la sua posizione privilegiata e i favori ricevuti, tra cui il permesso personale del re Ferdinando IV di Borbone di visitare “tutto ciò che è degno d’esser veduto in cotesto Real Palazzo e Sito di Caserta”, Clara partecipò alla rivoluzione partenopea, mossa da spirito ribelle e una passione autentica per l’arte e il pensiero libero. Questo atto sovversivo le costò l’esilio in Francia da cui rientrò solo nel 1816.
Tra le sue opere, conservate alla Reggia di Caserta, si ricordano Cupido (1783), Bambina con piccione e gatto (1783), Ragazzo con cesto di ciliegie e Ragazzo che gioca con nido di piccioni, Bambina con coniglio (1794). I suoi documenti firmati sono conservati all’Archivio di Stato di Caserta.
Elizabeth Vigée Le Brun
Élisabeth Vigée Le Brun (1755–1842) fu una figura rivoluzionaria nel panorama artistico del suo tempo. Nata da una famiglia non aristocratica, riuscì a conquistare un posto privilegiato nella corte di Francia grazie al suo talento fuori dal comune. La sua arte, innovativa e audace, rompeva gli schemi della ritrattistica ufficiale del XVIII secolo: Le Brun ritraeva le donne in pose naturali e quotidiane, liberandole dalla rigidità e dall’artificiosità e dalle acconciature settecentesche. Per Le Brun, l’arte fu anche uno strumento di affermazione personale e di libertà creativa.
Questa visione nuova e umana della femminilità affascinò Maria Antonietta, che la volle a Versailles insignendola al rango di pittrice di corte, la carica più alta a cui un’artista potesse aspirare. Il 6 ottobre 1789 fu costretta a fuggire da Parigi con la figlia di nove anni a causa dell’esplosione della Rivoluzione Francese. Il suo esilio durò dieci anni, durante i quali trasformò l’allontanamento forzato in un’opportunità di crescita artistica, viaggiando in varie città europee.
Tra le tappe più significative del suo esilio ci fu Napoli, città che l’affascinò per il suo immenso patrimonio culturale e per i suoi paesaggi mozzafiato. Qui fu accolta da Maria Carolina d’Asburgo, sorella della defunta Maria Antonietta, che le commissionò numerosi ritratti per sé e per le sue figlie. Durante la sua permanenza napoletana, Le Brun ebbe modo di entrare in contatto con figure di spicco della corte borbonica, tra cui la celebre Emma Hamilton che immortalò in una delle sue pose teatrali.
Fedele fino alla fine alla memoria di Maria Antonietta, Le Brun volle omaggiare la regina con un autoritratto realizzato nel 1790, in cui si raffigura mentre dipinge un ritratto della sovrana, opera oggi conservata alla Galleria degli Uffizi di Firenze.
Le Brun fu anche una scrittrice raffinata: nei suoi Souvenirs dedica molte pagine alla città di Napoli e ai suoi abitanti, affascinata dalla loro vitalità. Narra con entusiasmo delle passeggiate lungo la Riviera di Chiaia, del soggiorno all’Hôtel de Maroc e soprattutto delle escursioni sul Vesuvio, che descrive come un luogo che amava profondamente e da cui si sentiva ricambiata.
Cecilia Stazzone De Gregorio
Attiva in un’epoca in cui le donne avevano un accesso limitato al dibattito culturale e ai viaggi tipici del Grand Tour, Cecilia Stazzone De Gregorio (?-1894), scrittrice palermitana dalle esigue informazioni biografiche, sfidò le convenzioni sociali attraverso romanzi e pièce teatrali divenendo una figura di spicco nel panorama culturale italiano ottocentesco.
Nel suo libro “Rimembranze di un viaggetto in Italia scritte da una signora siciliana” (1847), pubblicato inizialmente in forma anonima, Stazzone ribalta molti degli stereotipi del tempo: il viaggio, solitamente raccontato da nord verso sud da uomini colti alla scoperta di un Mezzogiorno “esotico”, viene invece qui narrato in direzione opposta (dal sud al nord), mostrando un sud vivo, dinamico e colto e apprezzando la popolazione meridionale per la sua vivacità.
Nel suo stile narrativo, che mescola verità e finzione, l’autrice manipola i dati autobiografici, cambiando ad esempio il mestiere del marito e il nome del figlio, forse per proteggere la propria privacy o per riaffermare un principio di libertà narrativa.
Cecilia Stazzone risulta fuori dagli schemi anche nel suo atteggiamento attivo come viaggiatrice: non è una semplice accompagnatrice, ma una mente attenta a ogni dettaglio e partecipante attiva nell’organizzazione dell’itinerario. Prende appunti e descrive con precisione artistica e antropologica ogni dettaglio: dai reperti del Museo Borbonico alle meraviglie scenografiche del Teatro di San Carlo e alla maestosità della Reggia di Caserta.
Non meno importante è il suo impegno nel dibattito femminile. La sua collaborazione con la rivista La donna, uno dei primi spazi editoriali dedicati all’emancipazione femminile, dimostra quanto la Stazzone si battesse nel dare voce e spazio alle donne nella società e nella cultura dell’800.