Il sito
A pochi passi dal Palazzo Reale di Napoli, il Palazzo dell’Immacolatella venne realizzato intorno al 1740 dall’architetto Domenico Antonio Vaccaro per volere di Carlo di Borbone. Il sito era parte integrante di un vasto progetto di ampliamento del porto, che avrebbe dovuto estendersi tra il molo maggiore e il castello del Carmine (oggi per gran parte scomparso).
Il palazzo dal gusto barocco deve il suo nome alla Vergine Maria posta sulla sua sommità, opera dello scultore Francesco Pagano, il quale ha scolpito anche i simboli mariani presenti sulla facciata verso la città. L’edificio aveva inizialmente lo scopo di accogliere e sottoporre a controlli sanitari gli animali giunti a Napoli su imbarcazioni attraccate al porto. Per questo motivo l’Immacolatella era noto come edificio di Deputazione alla Salute, adibito poi a Stazione Marittima alla fine dell’800.
L’edificio a pianta ottagonale presenta due lapidi esterne risalenti al ‘900 che ricordano i 101 marinai e portuali periti in seguito all’affondamento, nel porto di Napoli, dell’incrociatore Attendolo (1942).
In origine, l’Immacolatella sorgeva su uno scoglio in mezzo al mare ed era collegata alla terraferma da due ponti che partivano rispettivamente dal Molo Grande e dal bacino del Mandracchio. Le trasformazioni urbanistiche avvenute durante il Risanamento e successivamente alla Seconda Guerra Mondiale, hanno profondamente modificato l’intera area, inglobando l’edificio dell’Immacolatella alla terraferma dell’area di Porta di Massa.
Tra il 2019 e il 2021 il sito è stato oggetto di lavori di restauro che hanno riportato all’antico splendore il Palazzo nel Porto di Napoli. Attualmente il sito attende una nuova destinazione d’uso che lo restituirà alla pubblica fruizione.