Dopo diversi musei ed enti gestori di siti reali borbonici, la Biblioteca Nazionale di Napoli “Vittorio Emanuele III” e l’Archivio di Stato di Caserta hanno recentemente aderito al circuito dei Siti Borbonici Royal District per rafforzare il racconto e la conoscenza dello straordinario patrimonio culturale legato alla dinastia borbonica dell’Italia meridionale. Attraverso libri antichi, documenti e collezioni uniche, questi due istituti custodiscono la memoria di un’intera epoca storica.
L’adesione nasce dal desiderio di partecipare alla rete promossa e coordinata dall’Associazione “Siti Reali” con altri istituzioni culturali e luoghi simbolo del periodo borbonico, unendo le forze per valorizzare insieme la storia, l’arte e la cultura del Regno delle Due Sicilie, e renderle vive e accessibili a tutti.
Archivio di Stato di Caserta
L’Archivio di Stato di Caserta, precedentemente “Archivio Provinciale di Terra di Lavoro”, nasce con l’attuale denominazione solo nel 1963. Il 12 novembre 1818, con la “Legge organica degli archivi del Regno”, era stato istituito in ogni capoluogo di provincia un Archivio generale in cui dovevano confluire tutte le carte prodotte da organi periferici dello Stato nell’ambito provinciale reputate meritevoli di conservazione.
L’Archivio provinciale di Terra di Lavoro ebbe inizialmente sede a Capua e raccoglieva tutti gli atti dell’amministrazione civile, finanziaria e giudiziaria dell’antica provincia del Regno borbonico. Dal 1850, dopo il trasferimento della provincia, questa documentazione è stata trasferita da Capua a Caserta e dal 2017 ha sede presso la monumentale Reggia di Caserta, progettata per essere la capitale del nuovo regno borbonico, nei locali destinati all’Archivio Reale prima da Ferdinando IV (1784) e poi da Ferdinando II di Borbone (1839). Da novembre 2024, l’Archivio di Stato di Caserta, a seguito di un accordo di valorizzazione con la Direzione Generale del museo, la Direzione Generale Archivi e la Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania, oltre alla suddetta documentazione dell’ex provincia di Terra di Lavoro, custodisce e gestisce anche il corposo materiale archivistico e documentario testimone della storia del complesso vanvitelliano e di altri siti reali borbonici, in particolar modo del casertano, come San Leucio e Carditello e Calvi.
Biblioteca Nazionale di Napoli
La Biblioteca Nazionale di Napoli fu fondata alla fine del ‘700, inizialmente con i fondi librari trasferiti dalla Reggia di Capodimonte al Regio Palazzo degli Studi, tra cui la prestigiosa biblioteca farnesiana ereditata da Carlo di Borbone.
Aperta al pubblico nel 1804, nel tempo si arricchì grazie alla soppressione degli ordini religiosi e a donazioni private. Nel 1922, grazie a Benedetto Croce, fu trasferita al Palazzo Reale di Napoli. Durante la Seconda Guerra Mondiale, fu protetta grazie all’intervento della direttrice Guerriera Guerrieri. Dopo il conflitto, la Biblioteca continuò ad ampliarsi con collezioni prestigiose, pur subendo danni nel terremoto del 1980. Dal 1990 aderisce al Servizio Bibliotecario Nazionale, promuovendo la cultura meridionale attraverso mostre e conferenze.
La Biblioteca Nazionale di Napoli custodisce un ricchissimo patrimonio librario, frutto di secoli di acquisizioni, donazioni e trasferimenti. Una delle sezioni più singolari è senza dubbio l’Officina dei Papiri Ercolanesi, annessa nel 1910, che conserva e studia gli antichissimi papiri rinvenuti negli scavi di Ercolano tra il 1752 e il 1754. Nel corso del’900, la Biblioteca si è ulteriormente arricchita con l’annessione di altri importanti istituti librari, tra cui la Biblioteca del Museo di San Martino, la Brancacciana, la San Giacomo e la Biblioteca Provinciale, oltre a prestigiose collezioni private, tra cui il fondo Doria e la raccolta Pontieri, che documentano in modo approfondito la cultura meridionale.
Infine, la Biblioteca svolge un ruolo fondamentale nella promozione culturale della città, ospitando mostre, conferenze e collaborazioni con vari istituti culturali, con l’obiettivo di valorizzare il proprio immenso patrimonio librario e renderlo accessibile a un pubblico sempre più ampio.