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La tradizione della pizza napoletana al tempo dei Borbone

Secondo molteplici cronache storiche la famosissima pizza Margherita (pomodoro, mozzarella e basilico) nasce nel maggio 1889, in omaggio alla Regina Margherita di Savoia, consorte del re d’Italia Umberto I, in visita nella ormai ex capitale del regno borbonico.

Diverse storie concordano nel raccontare che il pizzaiolo Raffaele Esposito, imparentato con i Brandi (proprietari dell’omonima pizzeria ancora esistente a Napoli), convocato alla Reggia di Capodimonte, avrebbe servito alla regina Margherita tre varianti di pizza e tra queste la sovrana avrebbe preferito proprio quella con i colori del tricolore, che da quel momento prese il nome di “Margherita” in suo onore.

Tuttavia, diverse fonti storiche concordano nell’affermare che l’uso di mozzarella e pomodoro con basilico nella pizza napoletana fosse già ampiamente in uso molto prima della visita della sovrana sabauda.

La pizza, infatti, pur essedo un alimento tipico dei popoli che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, tanto da trovare prime testimonianze già nei reperti ritrovati a Pompei ed Ercolano, deve alla Napoli settecentesca dei Borbone la sua patria e la diffusione successivamente in tutto il mondo.

Si narra che re Ferdinando IV di Borbone, incuriosito dal modo in cui veniva offerta la pizza ai napoletani, si sarebbe fatto condurre nel 1778 a sorpresa in una pizzeria ubicata in salita Santa Teresa, nei pressi dell’attuale museo archeologico, gestita da un certo Antonio Testa, detto ‘Ntuono, nella quale veniva servita una “semplice” pizza condita con pomodoro, mozzarella e qualche fogliolina di basilico.

Tale periodo coinciderebbe anche con quanto riportato dalla Commissione Europea che, nel regolamento di assegnazione del marchio STG (Specialità Tradizionale Garantita), colloca la popolare pizza condita con pomodoro e basilico negli anni tra il 1796 e il 1810.

Ricettari storici, inoltre, riferiscono anche che nel 1858, quando Napoli era ancora capitale del regno dei Borbone, esisteva già una pizza condita con pomodoro, mozzarella e basilico.

L’interesse borbonico per la pizza napoletana rifiorì sotto Ferdinando II, nipote del vecchio “Re Nasone”, che fece a sua volta costruire nel Giardino Torre della Reggia di Capodimonte un grande forno a legna, la cui realizzazione fu affidata a Domenico Testa, figlio dell’ormai anziano ‘Ntuono.

La diffusione mondiale che in seguito ha avuto la pizza, parola italiana più diffusa al mondo, ha fatto sì che nel 2017, dopo un lungo e faticoso percorso, l’arte del pizzaiolo napoletano fosse riconosciuta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura come Patrimonio culturale immateriale dell’umanità, riconoscendo la città di Napoli come patria di un mestiere storico legato all’alimento italiano più diffuso all’estero e, probabilmente, la specialità gastronomica in assoluto più conosciuta, diffusa e imitata ovunque.

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