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Ferdinando Fuga, architetto alla corte borbonica

È molto più impressionante di quella bomboniera, tanto vantata, che si chiama a Roma “Porta del Popolo”

STENDHAL (1817) Rome, Naples, Florence, Delaunay, Parigi

Ferdinando Fuga nacque a Firenze l’11 novembre 1699, dal muranese Giovanni Fuga di Carlo e Antonia Serravalli.

Allievo di Giovan Battista Foggini, uno dei protagonisti del barocco fiorentino, nel 1718 il giovane Ferdinando si stabilì a Roma, tappa d’obbligo per la formazione di un giovane artista. La sua attività professionale cominciò con l’avvento al soglio pontificio di Innocenzo XIII, nel 1721, quando mise in mostra la propria abilità e maestria con tre progetti: una proposta per la fontana di Trevi e due disegni per facciate di chiese (San Giovanni in Laterano e Santa Maria sopra Minerva).

Nel novembre del 1727 sposò Angela Ponetti, da cui ebbe otto figli e dopo un breve soggiorno a Napoli e Palermo nel 1729 come ingegnere della Deputazione del Regno di Sicilia, nel 1730 Fuga ottenne la fiducia di Papa Clemente XII. Il nuovo pontefice oltre ad affidare all’architetto fiorentino la realizzazione del palazzo Corsini gli commissionò l’edificazione della Coffee House del Quirinale e la cosiddetta Palazzina, odierna dimora del Presidente della Repubblica. Nel 1737 completò la scenografia di Piazza del Quirinale con la festosa facciata del Palazzo della Consulta (sede della Corte Costituzionale) e la costruzione della chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte, nei pressi di Palazzo Farnese, una delle sue opere migliori.

Nel 1749 Fuga venne chiamato a Napoli, nell’ambito del programma di rinnovamento edilizio del re Carlo di Borbone, con l’incarico di progettare il gigantesco Real Albergo dei Poveri, edificio tipicamente illuminista, che ambiva da accogliere tutti i poveri del regno.

Tra i più importanti incarichi sono da ricordare il palazzo dei Granili (non più esistente), il Teatrino di Corte del Palazzo Reale di Napoli e le modifiche al Real Teatro di San Carlo. Opera sua, tipicamente illuminista, fu il Cimitero delle 366 Fosse a Poggioreale, per l’Ospedale degli Incurabili, provvisto di una fossa comune per ciascun giorno dell’anno.

Al di fuori del centro della città realizzò nel 1768, lungo il cosiddetto Miglio d’Oro a Resìna, la Villa Favorita che divenne poco dopo residenza reale, e la Villa Pignatelli di Montecalvo a San Giorgio a Cremano. In questi anni lo stile dei suoi edifici si libera progressivamente dei dettagli decorativi tipici del barocco e si fa monumentale e severo.

Risale ai suoi ultimi anni il progetto per il restauro della Cattedrale di Palermo, attuato interamente dopo la sua morte e in forme molto più radicali di quelle da lui pensate.

Morì a Napoli il 7 febbraio 1782 e fu sepolto nel Monastero di Santa Chiara.

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