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Fortezza di Civitella del Tronto

1734-1861, Civitella del Tronto

La Fortezza, che domina sulla Valle del Tronto al confine nord dell’Abruzzo, sorge su una cresta rocciosa a oltre 600 metri sul livello del mare. È una delle più imponenti opere di ingegneria militare in Italia ed è stata l'ultimo baluardo di difesa del Regno delle Due Sicilie dall’assedio sabaudo del 1861

Il sito

La Fortezza di Civitella del Tronto si estende per una lunghezza di circa 500 metri, dominando le valli del Salinello e del Tronto. La sua posizione strategica, al confine tra il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio, la rese fondamentale per il controllo delle dogane sin dal XIII secolo.

Nel corso dei secoli, Civitella mantenne un ruolo strategico come roccaforte di confine, subendo l’alternarsi di varie dominazioni e numerosi interventi di fortificazione.

Tra il XIII e il XV secolo, la Fortezza subì diversi interventi di ampliamento e potenziamento, passando dal controllo degli Angioini a quello degli Aragonesi, sotto i quali assunse la forma di una cittadella rinascimentale. Costruita in gran parte in travertino squadrato e con pianta ellittica, include cinque torri circolari di fiancheggiamento, piazze d’armi, bastioni, trincee, alloggi, forni e vari edifici militari, tra cui spiccano il Palazzo del Governatore e il “Calabozzo del coccodrillo”, prigione di epoca aragonese.

Dal punto di vista funzionale, la fortezza è divisa in due aree: una abitativa e l’altra militare, quest’ultima concentrata sul lato orientale, più vulnerabile agli attacchi. Qui si trovano bastioni come quelli di San Pietro e Sant’Andrea, camminamenti coperti a imbuto per intrappolare eventuali assalitori, un fossato, un ponte parzialmente levatoio e postazioni di guardia.

Nel 1734, con l’arrivo dei Borbone, la fortezza subì ulteriori modifiche strutturali per nuove esigenze difensive. Nel 1798 e nel 1806 subì gli assedi dalle truppe francesi, durante la campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte.

L’ultimo e più celebre assedio alla Fortezza è quello del 1860-1861, condotto dal tenente colonnello Antonio Curci con 400 volontari garibaldini, e dal maggiore di marina Renzo Carozzi alla guida di altri 400 uomini. A difendere la fortezza c’era il maggiore Luigi Ascione, comandante di una guarnigione borbonica composta da 430 soldati. Lo stato d’assedio durò dal 26 ottobre 1860 al 20 marzo 1861, quando, dopo una strenua resistenza, le truppe dei Borbone si arresero, tre giorni dopo la proclamazione del Regno d’Italia.

Dopo anni di degrado e abbandono, solo a partire dal 1975 la fortezza è stata restaurata, grazie all’intervento della Soprintendenza delle Belle Arti, della Cassa del Mezzogiorno e del Comune. La struttura conserva ancora l’aspetto di cittadella fortificata rinascimentale, testimone della sua importanza storica e militare.

Oggi la Fortezza è aperta al pubblico e ospita dal 1988 il Museo delle Armi, in cui sono conservate armi, divise e cimeli militari che testimoniano la storia della Fortezza e delle battaglie che l’hanno resa un simbolo della resistenza borbonica.

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